L’altipiano dell’Argimusco è un luogo ancestrale sito nell’isola di Sicilia, un luogo dove la Natura ha creato pietre millenarie dalle figure antropomorfe e zoomorfe. Ritroviamo così il megalite del Serpente o del Mammuth, quello del Sacerdote o dell’Orante. L’emblema dell’area rocciosa è però il megalite dell’Aquila, una grande pietra che ha la forma di un’aquila con le ali aperte e la testa rivolta a sud, verso la mole del vulcano Etna.
Ci troviamo nel territorio di Montalbano Elicona, in provincia di Messina, laddove l’asprezza dei Peloritani lascia spazio alla dolcezza dei Nebrodi. L’Argimusco fa parte della Riserva Naturale Orientata del Bosco di Malabotta, e ciò che colpisce subito il visitare una volta raggiunta la parte centrale dell’area megalitica è il panorama a 360 gradi: verso nord il mar tirreno con le isole Eolie, a est le colline con la splendida Rocca Novara ed il mar Ionio, a sud l’Etna mentre a ovest i monti che degradano verso il palermitano.
Alcune storie leggendarie narrano che furono i Giganti i primi abitanti della Sicilia, ed ancora oggi è difficile non pensare alla mano di uomini ciclopici guardando i giganteschi megaliti presenti nell’area dell’Argimusco.
Ma come sappiamo i megaliti dell’Argimusco sono stati modellati dall’azione dell’acqua e del vento, e solo successivamente l’uomo è intervenuto antropizzando il luogo. E’ certo infatti che ad un certo punto dell’antichità l’uomo scoprì questo luogo magico, iniziando a frequentarlo, a contemplarlo ed a utilizzarlo. Tra gli svariati motivi di utilizzo, uno tra tutti acquisì ben presto primaria importanza: l’osservazione del cielo.
Così le rocce megalitiche e l’intero paesaggio furono scelti per praticare l’astronomia, per osservare i movimenti degli astri, giungendo a scoprire l’alternarsi delle stagioni e fissare le basi per un pratico e utile calendario. Ciò è accaduto migliaia di anni fa in diversi luoghi della Terra; e sembra che ciò sia avvenuto anche all’Argimusco, un pianoro dove si svolgevano riti sacri, dove la terra si unisce al cielo formando un vero e proprio paesaggio sacro.
Molte delle pietre presenti all’Argimusco furono dunque lavorate per fini precisi, ed ancora oggi è possibile osservare gradini intagliati, pietre sbozzate, cavità rettangolari, tombe e palmenti rupestri.
E così ancora una volta la Sicilia, terra di popoli e viaggiatori, e straordinario contenitore di tradizioni provenienti da civiltà diverse, sembra possedere anche un sito archeoastronomico molto importante, un’area megalitica che da molti è stata già definito come la ‘Stonehenge siciliana’.
Dott. Andrea Orlando | astrofisicowww.archeoastronomia.comarcheoastronomo.blogspot.itFoto di Gianluca Franco